Da Baghdad a Bassora, la sanità privata italiana esporta il "modello Lombardia": 6 cliniche per 60 milioni di investimenti
BAGHDAD - Sabato notte un volo privato ha portato quaranta fra dirigenti e professori del Gruppo San Donato, il più grande gruppo della sanità privata italiana, da Milano a Baghdad per un'operazione di espansione in Iraq che è già in fase molto avanzata. Domenica all'ora di pranzo cinque membri della delegazione - incluso l'amministratore delegato Francesco Galli - hanno incontrato il primo ministro iracheno, Mohammed al Sudani, nella Zona verde della capitale irachena, che è l'area considerata più sicura e protegge tutti i palazzi delle istituzioni, e nei due giorni successivi ci sono stati sopralluoghi a Baghdad e a Najaf per cominciare ad aprire cantieri. Il progetto italiano prevede la costruzione di sei cliniche a partire dalla città di Bassora nell'estremo sud del Paese, ma ce ne saranno anche nella capitale e nel nord, con la capacità di ricevere mille pazienti al giorno ciascuna. Le cliniche saranno modellate sulle diciannove "smart clinic" già rodate in Lombardia: saranno in grado di affrontare una vasta gamma di malattie nello stesso edificio, senza bisogno di spostare i pazienti in altri ospedali.
In pratica un pezzo della sanità privata italiana sta investendo capitale per scommettere su questa fase post-terrorismo in Iraq e prendersi una quota di mercato. "Se aspetti che le condizioni di sicurezza in un Paese siano perfette al cento per cento arriverai sempre in ritardo quando gli altri avranno già fatto gli accordi che contano", dice a Repubblica l'imprenditore tunisino Kamel Ghribi, che ha fatto da pontiere in questa operazione a Baghdad. "I contratti vanno fatti prima. Dopo che abbiamo firmato l'accordo giù a Bassora, è arrivata la ministra dell'Economia tedesca e si è portata dietro sessantacinque imprenditori. Il mercato in Iraq è aperto ed è in condizioni ottime, c'è tutto un Paese da ricostruire - e che ha le risorse per ricostruire - ma se non si è veloci lasceremo tutto ai tedeschi, agli indiani e ai turchi". Ghribi ha una rete estesa di contatti in tutta la regione e il capitolo iracheno fa parte di un piano più ambizioso: il Gruppo San Donato sta lavorando su altri progetti identici in altri Paesi, dall'Egitto all'Arabia Saudita, dalla Libia agli Emirati fino al Kazakistan.
Ogni clinica sarà un edificio costruito da zero con un costo stimato "fino a dieci milioni di euro", secondo fonti del Gruppo San Donato sentite da Repubblica, al quale poi si aggiungeranno tutti gli altri costi, a partire dal personale. Una clinica impiegherà circa cento dipendenti e di questi "almeno il cinquanta per cento sarà iracheno fin dall'inizio", con il passare degli anni sarà possibile formare iracheni sempre più specializzati e la quota di dipendenti locali si alzerà. La prima clinica dovrebbe essere pronta a Bassora entro la fine dell'anno. E' stato fatto uno studio preliminare sull'incidenza statistica delle malattie in Iraq, per pianificare in anticipo di cosa dovranno occuparsi le cliniche - si tratta nella maggioranza dei casi di malattie cardiovascolari, tumori e diabete.
L'operazione in Iraq serve anche ad aprire la strada ad altre aziende italiane che non si occupano di sanità ma che vogliono usare i contatti e gli accordi in corso per aggiungersi. C'è un progetto per eliminare rifiuti e produrre energia dall'eliminazione, spiega una fonte della delegazione a Repubblica, e "siamo ottimisti che gli iracheni apprezzeranno le cliniche e vorranno ampliare il pacchetto di servizi".