Cultura, religioni e sanità: un ponte fra Italia e Africa. L’Iftar di Ghribi
“Il mondo ha bisogno di costruttori di ponti, di dialogo, non di muri. Per noi il Mediterraneo deve essere unito, non diviso. L’umanità ne ha davvero bisogno”. Parola di Kamel Ghribi, finanziere e filantropo di origini tunisine, presidente di GKSD Investment Holding, vicepresidente del Gruppo San Donato e presidente dell’European Corporate Council on Africa and the Middle East, padrone di casa della cena Ifṭār di ieri a Roma.
L’Ifṭār è il pasto serale della tradizione islamica che interrompe il digiuno durante il mese del Ramadan. A Palazzo Brancaccio l’evento si è svolto alla presenza di monsignor Vincenzo Paglia, Arcivescovo di Roma, di Nader Akkad, Imam della Moschea di Roma e di Badri Khalfallah, Imam della Moschea di Palermo. “Serate come queste – ha detto monsignor Paglia al TG5 – sono importanti perché ci aiutano a sognare un Mediterraneo come luogo di incontro e di dialogo, di relazioni spirituali, umane, economiche e politiche”.
L’ifṭār è un’importante occasione di dialogo interreligioso, ispirato dai principi della solidarietà umana e della pacifica convivenza tra i popoli. Durante l’evento, che ha riunito 120 esponenti nazionali e internazionali del mondo politico, ma anche della moda e della cultura, fra diplomatici e imprenditori, si è esibito un gruppo musicale tunisino e hanno sfilato le creazioni del giovane fashion designer tunisino Ali Karoui, apprezzato da Georgina Rodriguez.
La sanità è un’eccellenza del Gruppo San Donato. “In Italia per me c’è il miglior servizio sanitario del mondo, noi – ha detto Ghribi – cerchiamo di esportarlo”.
Obiettivo della serata, anche far conoscere la cultura della Tunisia, un Paese provato dall’emergenza economica e sanitaria e da tensioni sociali, ma forte di una tradizione millenaria, come ha voluto sottolineare Ghribi: “La Tunisia oggi ha bisogno di un partenariato. Non bisogna solo parlare, bisogna fare”.